Opere
Del-Bue Gianni
Gianni Del Bue è nato a Reggio Emilia nel 1942. Giovanissimo, ha appreso le tecniche pittoriche dal padre quadraturista e maestro di trompe l’oeil. Ha cominciato a dipingere per diletto, attratto in particolare dalle pitture di Paolo Uccello, Piero della Francesca, Filippo de Pisis e Giorgio de Chirico. L’interesse soprattutto per Piero della Francesca ha rappresentato una costante nel suo percorso artistico. A metà degli anni Sessanta, trasferitosi a Torino, Del Bue ha deciso di presentare per la prima volta due sue opere alla Società Promotrice delle Belle Arti della città, suscitando l’immediato interesse di Aldo Passoni, conservatore del Museo d’Arte Moderna, che lo ha incoraggiato, invitandolo a importanti rassegne. Tra il 1965 e il 1975, l’arte di Del Bue ha assunto un impianto astratto influenzato dall’informale, dalla pop-art, dall’astrattismo geometrico e dal minimalismo. Ha conosciuto Emilio Scanavino a Calice Ligure, Gianni Madella e Claudio Olivieri a Milano, Filippo Avalle in Brianza, Pino Mantovani a Torino, mentre il gallerista Giancarlo Salzano ha cominciato a occuparsi del suo lavoro, assieme a quello di Carol Rama, Gino Gorza e Katsutomi Horiki. Ha incontrato la stima e l’amicizia di due intellettuali mantovani, Gino Baratta e Francesco Bartoli, che saranno poi decisivi nello sviluppo del suo lavoro, consolidando, tra l’altro, il rapporto di Del Bue con Mantova, che continuerà grazie alla collaborazione con Alberto Bernardelli, libraio gallerista, cui si devono l’organizzazione e l’ideazione di importanti rassegne a Palazzo Ducale (nel 1995), a Palazzo Te (nel 2000) e presso la sua Galleria d’Arte Einaudi a Mantova (nel 1984, nel 1991, nel 2003, nel 2006 e nel 2011). Nel 1972, l’artista ha presentato due grandi tele a Prospettiva 5 a Roma e nel 1974 dodici opere al Premio San Fedele di Milano. È inserito ufficialmente nella corrente Pittura Analitica o Nuova Pittura, ma, dopo travagli e ripensamenti, l’artista si è persuaso di ritornare alla figurazione. Tra il 1975 e il 1985, Del Bue ha realizzato grandi quadri il cui supporto è costituito per lo più da un reticolo di tele triangolari cucite insieme e rese impervie da buchi, ricuciture e sfilacciamenti. Una mostra antologica, curata dal critico Janus nel 1988 ad Aosta, ha fatto il punto di tale forma espressiva e ne ha suggerito l’assoluta novità in campo nazionale. Nello stesso anno la sua irrequietezza artistica lo ha portato a una nuova trasformazione espressiva. Da Torino si è trasferito nelle Langhe cuneesi, con fughe periodiche sulla riviera ligure di ponente. La sua pittura ha iniziato a cambiare e, apparentemente, si è semplificata, assumendo la forma di un nuovo “realismo magico”. Del Bue è passato a rivolgersi agli elementi del reale che più lo colpiscono, inserendo qua e là tratti di pura invenzione, illuminando la scena come se fosse un teatro di posa e accendendo i molti particolari domestici o i paesaggi di una luce notturna, intima, che risplende e irradia “luce catodica, televisiva, dei tempi moderni”, come ha scritto il critico Marzio Dall’Acqua. L’opera di Del Bue ha trovato fin dagli esordi l’interesse critico di Enrico Crispolti, Giorgio Di Genova e Janus, suo esegeta, e ha anche interessato scrittori, quali Sebastiano Vassalli, Piero Meldini, Francesco Biamonti e Frediano Sessi. A partire già dagli anni Settanta, Del Bue è anche appassionato di musica, dalla classica al jazz. Tra le sue ultime personali, sono da ricordare quelle tenutesi nel 2004 al Museo Marini di Firenze, nel 2008 in Palazzo degli Scolopi a Urbino, nel 2010 nell’Abbazia Polironiana di San Benedetto Po, nel 2012 (oltre che nel 1997 e nel 2001) in Palazzo Salmatoris a Chersco e tra ottobre e novembre del 2013 in Palazzo Casotti a Reggio Emilia. Vive e opera a Farigliano.
Principali mostre recenti:
2012: Cherasco. Palazzo Salmatoris “Allegro ma non troppo”
2011: Mantova. Libreria Galleria Einaudi “L’officina dello stupore”
2010: Mantova. “Il Dono Nascosto”, Mostra Antologica 1970-2010 – Abbazia del Polirone, Sala del Correggio San Benedetto Po
2010: Mondovì. Abbazia di San Biagio, “Chopin e noi”, incontro di musica e arte con Giovanni Bietti